Fabrizio Maronta Limes - Resista Italiana di Geopolitica 15 May 2013
The people of the Australian Outback declared its independence from the Commonwealth, starting a campaign for recognition by the United Nations. The Australian Government has not yet resolved the old dispute with the Indigenous People.
The Republic of Murrawarri will be the youngest country in the world, but its inhabitants know that it goes back millennia.
Its territory covers an area of approximately 81,000 km2 in the Australian Outback, known as the Culgoa River region, which includes parts of the south-western district of Queensland and of the Orana district of New South Wales. From the moment when the English landed on the continent, these lands were "borrowed" and the failure to return them upon the explicit request by its original inhabitants amounts to an illegal possession.
This is the Murrawarri People Council's contention, reaffirmed in a letter date 3 April 2013 addressed to Queen Elizabeth in England, to the Prime Minister of Australia and to the Premiers of the States of Queensland and New South Wales.
That time has now come. The letter challenged the English Crown to produce "treaties which may attest British sovereignty over the lands in question or [...] documentary evidence of an explicit declaration of war by the British Crown on the Murrawarri nation."
Essentially, that is a plan designed to show that the Indigenous People have never voluntarily submitted to the British Crown, that they were never conquered by force, and containing a challenge of the presumption that at the time of arrival of the British Australia was terra nullius. Lacking such documentation, sovereignty over the newly formed Republic must be acknowledged, while in the meantime an effort is made for formal recognition by the United Nations.
The letter served notice to produce the requested documents within 28 days. Silence would be tantamount to an implicit recognition that "the Murrawarri Republic is to be regarded as free and independent, according to the international rules and conventions." The dateline expired on 8 May 2013, so that on Sunday 12 May the Murrawarri People Council has officially initiated the campaign for recognition by the United Nations.
The letter served notice to produce the requested documents within 28 days. Silence would be tantamount to an implicit recognition that "the Murrawarri Republic is to be regarded as free and independent, according to the international rules and conventions." The dateline expired on 8 May 2013, so that on Sunday 12 May the Murrawarri People Council has officially initiated the campaign for recognition by the United Nations.
It is too early to say what will be the result of the approach to the United Nations. Certainly the small size and limited economic potential of the territory of the small Republic are not likely to worry the Australian Government.
Nevertheless, the initiative demonstrates that relations between the Australian Government and Indigenous communities remain problematic and that the political claims of the Indigenous People keep the matter unresolved.
di Fabrizio Maronta
Il popolo dell'Outback australiano si è dichiarato indipendente dal Commonwealth, avviando la campagna di riconoscimento all'Onu. Canberra non ha ancora risolto la questione aborigena.
[Il territorio della Repubblica Murrawarri. Fonte: nationalunitygovernment.org]
La Repubblica di Murrawarri sarà pure il paese più giovane del mondo, ma per i suoi abitanti è antico di millenni.
Il suo territorio occupa una regione di circa 81 mila km² nell’Outback australiano, nota come regione del fiume Culgoa, che insiste sul distretto sudoccidentale del Queensland e sul distretto di Orana del New South Wales. Da quando gli inglesi misero piede sul continente, queste terre sarebbero “in prestito” e la loro mancata restituzione, dietro esplicita richiesta dei suoi abitanti originari, configurerebbe un’occupazione abusiva.
È quanto sostiene il Murrawarri Peoples Council in una missiva del 3 aprile scorso indirizzata alla regina Elisabetta d’Inghilterra, al primo ministro dell’Australia e ai premier del Queensland e del New South Wales.
Nella lettera si dichiara l’indipendenza della nazione Murrawarri dal Commonwealth britannico, sulla scorta del fatto che “il popolo Murrawarri non ha mai alienato la sua sovranità sulle terre, sulle acque, sullo spazio aereo e sulle risorse naturali del proprio territorio, […] ma ne ha ceduto in concessione il mero esercizio alla corona britannica” e può dunque chiederla indietro in qualsiasi momento.
Quel momento è arrivato. La lettera chiedeva provocatoriamente alla corona inglese di produrre “trattati che attestino la sovranità britannica sulle terre in questione o […] documenti attestanti una esplicita dichiarazione di guerra da parte della corona britannica contro la nazione murrawarri.”
In sostanza, si tratta di un escamotage mirante a dimostrare che gli aborigeni non si sono mai sottomessi volontariamente a Londra e non ne sono mai stati conquistati con la forza; ma anche di una contestazione del principio secondo cui, all’arrivo degli inglesi, quelle australiane erano terrae nullius. In mancanza di tale documentazione, la sovranità sul territorio della neonata Repubblica è da intendersi in capo alla stessa, che dunque si attiverà per vedersela formalmente riconosciuta con un’apposita azione presso le Nazioni Unite.
La missiva indicava un termine di 28 giorni per produrre i documenti richiesti. Il silenzio sarebbe equivalso a un’ammissione implicita che “la Repubblica Murrawarri è da considerarsi uno Stato libero e indipendente, in linea con le norme e le convenzioni internazionali.” Il termine è scaduto l’8 maggio, sicché domenica 12 maggio il Murrawarri Peoples Council ha dato ufficialmente via alla campagna di riconoscimento presso l’Onu.
Nelle intenzioni, sembra tutto fuorché un esercizio di stile. Dalla dichiarazione di “continuata indipendenza” di aprile, il Peoples Council si è attivato per creare strutture istituzionali di transizione, tra cui tribunali locali, un ministero dell’Industria e uno della Difesa civile. I suoi rappresentanti parlano di incentivi fiscali per i cittadini murrawarri e confidano che la loro mossa inneschi un revival dell’indipendentismo aborigeno.
È presto per dire quale esito avrà l’azione presso le Nazioni Unite. Di certo, non sono le dimensioni (modeste) né il potenziale economico (altrettanto limitato) della piccola repubblica a poter impensierire Canberra.
Tuttavia, l’iniziativa dimostra che i rapporti tra governo australiano e comunità aborigene restano problematici e che quella delle rivendicazioni politiche dei nativi resta una questione aperta.
(17/05/2013)